venerdì 30 gennaio 2015

Readout Of Mayor de Blasio’s Call With Prime Minister Of Greece Alexis Tsipras-Happy Days are Here Again

pressoffice@cityhall.nyc.gov

Bill de BlasioMayor Bill de Blasio called Greek Prime Minister Alexis Tsipras Thursday morning to congratulate him on his victory, and to commend him for forcefully raising the issue of inequality during his campaign. The Mayor expressed New York City’s solidarity with Greece in the joint struggle against inequality, and commented on how the Prime Minister’s victory sends a powerful message to progressives across the world. The Prime Minister expressed his admiration for New York City, and called it one of the most extraordinary cities in the world. The Prime Minister invited the Mayor to visit Greece, and the Mayor expressed interest in visiting in the future.
January 29, 2015



mercoledì 28 gennaio 2015

Lettera all'ignoranza italica di chi paragona Tsipras a Renzi nell'alleanza di governo!


Perché è un bene l'alleanza di Syriza con Anel?

di Irene Angelopoulos

Anzitutto è un'alleanza che era già decisa da tempo: è l'accordo tra i due partiti infatti che fa saltare l'elezione del Presidente della Repubblica determinando la crisi di governo che ha portato alle elezioni. In secondo luogo Syriza è un partito giovane e vetero, le due cose insieme fanno sì che tra le storiche mille correnti dei partiti vetero-comunisti, si aggiungano altrettante correnti derivate dal confluire di moltissimi ex parlamentari ed ex sostenitori del Pasok. Non avere la maggioranza assoluta ed essere costretti all'alleanza è un piccolo antidoto allo scoppio di faide tra le diverse correnti che animano Syriza e che avrebbero paralizzato l'attività di governo. Terzo Anel è meglio del Kke e di To Potami. Il Kke dal canto suo ha sempre dichiarato che Syriza è come tutti gli altri e non cambierà nulla e che solo il popolo può recuperare la sovranità perduta (accetto spiegazioni su questo punto). To potami invece è un movimento essenzialmente populista fortemente voluto dal sig. Vardinogianis, grande petroliere greco e magnete dei mass media. Un partito sullo stile del movimento 5 stelle, teoricamente anticorruzione, privo di linea politica, molto ben disposto ad assecondare desideri e bisogni di alcuni grandi potenti greci e molto timido nei confronti della Torika. Quarto, a chi dice che Syriza e Anel non hanno nulla da condividere se non l'opposizione alla troika, rispondo con gaudio "e ti par poco!", il tema dei diritti civili, sui cui potrebbe esserci conflitto tra le due forze, è sparito dal dibattito pubblico da quando la crisi è iniziata. Non solo, dal punto di vista della politica economica e sociale le due formazioni hanno accordi precisi. Quinto, Syriza ha ottenuto una vittoria straordinaria e ancor più rafforza la sua posizione di unico interlocutore europeo, è il soggetto che nell'alleanza detta la linea e l'atteggiamento di Kammenos di questi giorni lo conferma ampiamente. Sesto, Kammenos alla difesa con sottosegretario un rappresentate della corrente di sinistra di Syriza, è molto importante per controllare esercito e polizia, che in Grecia godono di grande autonomia e potere (la spesa pubblica greca per le spese militari è in assoluto la più alta d'Europa) e per contrastare eventuali schiribizzi di chi avrebbe potuto voler colpire il governo Tsipras con qualche bum bum nell'Egeo, come i movimenti tra Rodi e il basso Egeo dei primi di gennaio confermerebbero.
Insomma godetevi questo governo, e a chi chiedeva un po' di realpolitk eccovela servita in salsa greca!

sabato 24 gennaio 2015

Sono nata su una barca. La storia di Kleri, anche per capire il voto di oggi .(Giulia Siviero su IL POST)

Sono nata su una barca

«Ora devo andare. C’è Tsipras che parla in piazza per la chiusura della campagna, ci sono i comunisti vostri, pure gli spagnoli. C’è tutta una festa, qui». Kleri l’ho conosciuta un paio di settimane fa, eravamo sedute una accanto all’altra nel ristorante più vecchio di Atene, che a vederlo, però, non sembrava così vecchio. Si trova a Monastiraki, il quartiere del mercatino delle pulci, della cattedrale piccola, di quella più grande e della moschea.
Kleri è greca, ha tantissimi capelli rossi e ricci, parla bene italiano e chiama suo marito, che è italiano, Angelino. È nata nel 1944, quando iniziarono gli sbarchi degli alleati e quando il Fronte di liberazione nazionale (EAM) e la sua organizzazione militare (l’Esercito popolare di liberazione nazionale, ELAS), avevano già ripreso il controllo di vaste zone del paese contro i bulgari e i tedeschi che avevano istituito un governo collaborazionista. Giovanni, il padre di Kleri, era un ingegnere ed era anche un partigiano dell’ELAS:
«Un amico lo avvertì che sotto il platano della piazza di Sotiros sull’isola di Thasos avevano preparato una forca per lui. La notte scese al mare con mia madre e mia sorella Maria, che aveva due anni, e prese una barca a motore. Il tempo era brutto. Arrivarono al Monte Athos, ma i monaci non li fecero salire perché c’era una donna, mia madre che aveva me nella pancia. Risalirono ancora un po’ la penisola Calcidica. Tra il monte Athos e Ierissos sono nata io. Sono nata su una barca».

articolo completo
http://www.ilpost.it/giuliasiviero/2015/01/24/kleri-grecia-tsipras/

Giulia Siviero
Giulia Siviero
Per ogni donna che lavora ci vorrebbe una moglie. Sono femminista, scrivo per il manifesto e lavoro al Post. Su Twitter sono @glsiviero.

Meschinita' e squallore mediatico italiano sulle elezioni greche!



http://www.wittgenstein.it/2015/01/24/da-paura/

Da paura

Un esempio piuttosto vistoso della linea editoriale “allarme, enfasi e terrore” che ispira i maggiori quotidiani italiani è il confronto tra le prime pagine europee di oggi. I quotidiani italiani danno grande spazio a una frase di Alexis Tsipras confezionata in modo da suggerire ai lettori catastrofiche e radicali rotture con l’Unione Europea di cui tutti facciamo parte e da annullare completamente il significato preciso e limitato di quella frase. In tutto il resto d’Europa, invece, i maggiori quotidiani trascurano del tutto questa lettura – e ritengono di ignorare completamente quelle parole -, dedicando spazi più o meno rilevanti (o anche nessuno) alle elezioni greche in prima pagina, ma concentrandosi su temi più generali, meno passeggeri, e meno strillati. Quella spaventosa “rottura dei patti” è un pensiero solo per noi, in tutta Europa (“Tsipras sfida l’Europa”, ma l’Europa non se n’è accorta, si direbbe): probabilmente è perché siamo i più furbi di tutti.

venerdì 23 gennaio 2015

senza parole

For reasons of basic dignity, justice and democracy, Syriza must win the election. A New Democracy win would legitimize the assault on democracy that is being carried out systematically over the last five years and would further advance the transformation of Greece into a debt colony.

...e una bella analisi di Pasquale Terracciano:La scommessa greca

http://www.glistatigenerali.com/politiche-comunitarie/la-scommessa-greca/


23 gennaio 2015
«Siamo quattro pensionate sole. Non abbiamo figli né cani. Prima ci hanno ridotto le pensioni, la nostra unica entrata. Poi avevamo bisogno di un dottore per farci prescrivere le medicine, ma i dottori erano in sciopero. Quando, finalmente, siamo riuscite ad avere la prescrizione, in farmacia ci hanno detto che non danno le medicine perché la mutua è in debito e quindi avremmo dovuto pagarcele con le nostre pensioni ridotte. Allora abbiamo capito che siamo di peso allo Stato, ai medici, ai farmacisti e a tutta la società. Quindi ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni. Risparmierete sulle nostre quattro pensioni e vivrete meglio»
Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni è uno spettacolo di due attori-autori, Daria Deflorian e Antonio Taglierini, che ha vinto, a dicembre 2014, il premio Ubu, il più prestigioso premio teatrale italiano. Il testo si sviluppa intorno all’immagine del quadruplo suicidio che apre L’Esattore (2011) di Petros Markaris. L’adattamento teatrale si incunea delicatamente nel tempo che attende il suicidio, dilatandolo nella rappresentazione scenica. Quel tempo bloccato incarna il fallimento greco e la condizione più generale della nostra crisi. La scena non va né avanti, in assenza di soluzioni, né indietro, dove troverebbe solo un’inutile retorica; non le rimane che di scavare nelle insicurezze crescenti delle persone. Così sembra la Grecia dall’avvento della crisi: dal futuro fosco, in attesa di rotolare ancora come la pietra di Sisifo. Con il 300% di emigrazione in più rispetto al 2009, spesso giovane e qualificata; con un tasso di disoccupazione che avrebbe dovuto essere quest’anno del 16% e invece è del 25% (quella giovanile oscilla intorno al 50%).
Del resto c’è pure la constatazione che il gioco dei bilanci greci è stato un gioco sporco, e che un quarto del paese fino al 2009 era dipendente dello Stato: un’architettura difficile da sostenere, le ramificazioni delle responsabilità troppo estese. “Lo stato greco è l’unica mafia al mondo che è riuscita a fare bancarotta”. Così si confessa l’Esattore, quando verrà infine scoperto, per giustificarsi di aver ucciso (con la cicuta) i grandi evasori che affossano il paese.
Domenica a un paese stanco tocca la scelta: continuare con le politiche di austerità, che agli occhi di molti hanno inchiodato il paese in una spirale senza uscita (anche se nel 2014 la Grecia è tornata ad avere un avanzo primario); o imbarcarsi in un nuova avventura, gonfia di promesse, a cui pochi credono, e piena di incognite, che si intravedono invece bene all’orizzonte.
Non è infrequente che la Grecia si scomponga per noi italiani in un incastro di metafore. Per stare al gioco, allora, osservare le elezioni greche ricorda un’altra scena del romanzo di Markaris. Le inchieste dell’investigatore Kostas Charitos, negli anni del primo memorandum della Troika, si susseguono al ritmo delle manifestazioni di ogni componente sociale, che comprimono ed esasperano il traffico già pesante di Atene. Quando la macchina del poliziotto, dai vuoti viali transennati sbuca nella centralissima piazza Omonia, passa in un attimo da un deserto alla giungla. Il traffico torna a urlare, mentre un paio di turisti vomitati dalla metro guardano atterriti il caos:
“Saranno tedeschi” commenta il mio autista. “Da cosa lo hai capito?”
“I francesi e gli italiani sono più abituati a queste cose. I tedeschi, invece, vanno subito nel pallone. Hanno paura che ce li mangiamo. Non hanno capito che noi non mangiamo gli stranieri. Ci mangiamo tra di noi»
Si mangiano tra loro, un po’ come noi. Pare che alla fine voteranno Tzipras per uscire dalla perenne stanchezza della crisi, e per scalzare gli oligarchi. Ma ci sono molti interrogativi.

Il glorioso stadio del Panathinaikos, che una volta ospitava anche le partite della nazionale greca, sorge nel pieno della città, appena inerpicandosi a nord dalle parti del Licabetto, la collina dei lupi. D’un tratto tutto diventa verde e bianco, mentre spuntano trifogli sulle saracinesche e sui muri crepati. La porta 13 dello stadio Leoforos ospita una delle tifoserie tra le più calde d’Europa, di quelle che davvero fanno da dodicesimo uomo. Forse per questo il locale lì affianco si chiama Baraonda. Sono con un amico al pranzo elettorale di Patto Sociale, un piccolo partito nato nel 2012 da una scissione a sinistra del PASOK, e che ora, per le prossime elezioni, è diluito all’interno di Syriza. Patto Sociale non ha candidati in lista, e nelle scorse elezioni non era arrivato all’1%, ma punta a giocare un ruolo nell’interlocuzione tra Banca greca e BCE, grazie alla sua fondatrice Louka Katseli, inglese fluente, PhD a Princeton e professoressa a Yale, capo dipartimento all’OCSE, ex ministro dell’Economia e poi del Lavoro con Papandreou. E’ la moglie di Gerasimos Arsenis, governatore della Banca di Grecia ad inizio anni ’80 e anche lui più volte ministro (Economia e Difesa). Fa capolino l’onnipresente economista-star Yannis Varoufakis, giramondo autore di The Global Minotaur, appassionato autore di videoarte e di installazioni. Al tavolo centrale c’è pure Costas Poulakis, più compuntamente marxista, del nocciolo originario di Syriza, di quelli che c’era quando un’epoca fa (cioè 5 anni) Syriza aveva percentuali poco più che da prefisso telefonico. Ora le percentuali da prefisso telefonico le hanno gli altri, che gli portano in dote la borghesia di sinistra, le competenze e i contatti, e lui si guarda intorno, tra le luci soffuse e le bottiglie di Bacardi alle pareti nerolaccate, un po’ orgoglioso e un po’ a disagio, ma nasconde a stento la gioia di chi è a un passo dal sogno di una vita. E’ un buon punto d’osservazione per capire le prospettive e i travagli di Tzipras alla vigilia delle elezioni.

Se Tzipras vincerà contro i liberalconservatori di Nea Dimokratia del premier in carica Samaras, nella rivincita della doppia elezione del 2012, se riuscirà a formare un esecutivo, la sfida sarà anche quella di governare le diverse correnti, e maneggiare i programmi in subappalto alle fazioni – che prevedono spese, aumento dei salari e taglio delle tasse – elaborati con ammiccamento elettorale. Resisteranno all’assalto di tutti gli altri, pronti ad offrirgli le loro classi dirigenti, in un atto estremo – pensano i malevoli – di gattopardismo? O, se si vuol capovologere la domanda: potranno far ripartire l’economia, intercettare la ripresa e traghettare il paese fuori dalla crisi, chiudendosi in sé, nella fedeltà dei vecchi compagni?
La chiave è qui, nella possibilità dell’ibridazione tra chi ha le competenze e chi incarna il nuovo. Certo c’è il carisma, anche euromediterraneo, di Tzipras, e forse qualcosa in più. Il complicatissimo gioco delle fazioni interne, l’equilibrio istituzionalizzato tra centralismo e correntismo, è nel DNA di Syriza e prima ancora di Synaspimos, il partito da cui sgorga. La scintilla della speranza potrebbe sopravvivere insomma, ma nasce dalla foresta di rami e rametti della vecchia politica.
Eppure c’è fibrillazione, qui come nel resto della città, pur essendo uno scontro già visto. E’ una fibrillazione che un po’ ammorbidisce la scafata visione della politica dei greci. Questi ‘nuovi’ arrivati, si dice, non hanno avuto il tempo di compromettersi; non con le oligarchie, non con gli interessi stranieri, non con l’FMI. Ben pochi credono alle promesse, ma certo non potranno essere ricattati, perché non si sono ancora seduti al tavolo della corruzione. E almeno potranno restituire la speranza di prendere in mano il nostro futuro.
Passa da qui la nuova Europa? Se anche lo vorrà, potrà essere lui, Tzipras, a ricattare la  burocrazia di Bruxelles e Francoforte? L’impressione è che se anche la Grecia avesse un’arma, l’Europa si è già attrezzata per disarmarla; Tzipras è la scommessa non tanto per ribaltare il tavolo, quanto per riallineare democrazia politica e sovranità economica. Per capovolgere le gerarchie che la crisi pareva aver reso inscalfibili. Da qui l’inedito schieramento europeo di supporto, da Podemos alla sinistra PD a Marine Le Pen.
Tra le due sovranità ci sono i quasi 250 miliardi ricevuti in 5 anni, e soprattutto la decisione sul pagamento dei loro interessi. Rimane nell’aria una scommessa sulle scommesse dei mercati.

Dal Licabetto o dal Partenone Atene la vedi dall’alto ed è un serpente sterminato di case che invade l’Attica. «La Grecia è uno sconfinato manicomio», diceva Konstantinos Karamanlìs, il leader che traghettò nel 1981 la Grecia in Europa, ma pensava ad Atene.
Un manicomio dove si gioca accanitamente a tavli (una sorta di backgammon). Nelle piazzette di Monastiraki, i venditori di mobili usati e cianfusaglie sono chini sulla tavola reale, impegnati in interminabili partite. Al turista pigro sembra che le transazioni economiche debbano attendere il rollìo dei dadi e lo scarto delle pedine. Secondo Roger Caillois ci sono due modi principali di classificare i giochi; come agon o come alea, competizione per merito o azzardo della fortuna. L’agon è responsabilità morale e competizione, l’alea è abbandono al destino. Il tavli, come pure molti giochi di carte, è l’esempio della compresenza dei fattori: la creazione di condizioni artificiose dove far scontrare talento e caso. C’è chi dice che sembra quasi il capitalismo finanziario.
E’ curioso il rapporto che stringe qui il rapporto tra gioco e lavoro in un Paese su cui da tempo pende la spada di Damocle del moral hazard. Ora l’azzardo, almeno quello politico, i greci vogliono riprenderselo, ma la puntata è meno spregiudicata di quello che poteva sembrare qualche mese fa.
C’è chi invece ci scommette davvero sulla Grecia, e una delle scommesse più concrete viene dall’Italia, dal suo stesso parallelo. A Salonicco ha aperto da due anni Sitael Hellas che ha l’obiettivo di ri-attrarre in Grecia almeno una parte di quei finanziamenti comunitari che l’ESA dà all’industria spaziale. Sino ad oggi la Grecia era contribuente dell’ESA senza vere industrie che potessero beneficiarne; nella sede di Salonicco gli ingegneri greci si occupano di propulsione elettrica per uso spaziale. Investimento, occupazione, innovazione.
La Sitael ha la sua casa madre in Puglia e fa alta tecnologia e innovazione in senso strettissimo, verrebbe da dire vertiginoso: microelettronica per sistemi areospaziali e satelli miniaturizzati per un vasto spettro di applicazioni. Nel suo settore è leader mondiale ed è presente con la sua tecnologia sulla sonda Curiosity nell’esplorazione di Marte. I satelliti miniaturizzati – scopro inoltre – sono un mercato in fortissima espansione, e contendono lo “spazio” del più vasto mercato aerospaziale ai grossi player statali. Sitael è parte di un gruppo – la Angelo Investments – che tra aerei (Blackshape) e diagnostica per treni (Mermec) costituisce una delle più belle eccezioni al de profundis intonato per il Sud. Non è un caso che chi punta sulla Grecia abbia già vinto una grossa scommessa nel nostro meridione.
Guardare la terra dal punto di vista dei satelliti presenta diversi innegabili vantaggi. Di umiltà in primo luogo, e contemporaneamente di ambizione. Ma mostra anche la prossimità di un Mediterraneo a vocazione spaziale, che copre il tratto di mare da Bari a Salonicco. La Grecia e il nostro Sud sono molto vicini, ad esempio nei tassi di disoccupazione e di emigrazione giovanili, come pure nel pericolo di rimanere invischiati in un destino che sembra scontato. La vicenda Sitael ci suggerisce forse un modo per sfuggirvi, per non rimanere nella trappola che vede, nella migliore delle ipotesi, turismo e agroalimentare come uniche vie. Tornare a puntare sul capitale umano, sul ritorno dei giovani di talento – me ne parla uno di questi, che dopo Pisa e Parigi è tornato a Monopoli – messi nella condizione di diventare motori di innovazione.
Se Tzipras vincesse le elezioni riprenderà il pallino della politica in mano, e potrà forse (forse) contare su un asse di governi, a partire da quello Renzi, per avere qualche supporto nell’alleviare le misure dell’austerità; ma le sue ricette economiche nel medio periodo non sembrano – agli occhi dei suoi stessi elettori – poter modificare l’economia greca. Certo neppure lo hanno potuto le misure di austerità, che hanno agito su fiscalità e occupazione, messo in sesto i conti pubblici, scalfendo di sfuggita le molte cause del ritardo produttivo greco.
Appare certo però che rinunciare all’innovazione sarebbe rinunciare al futuro, e alla fiducia. Alla fine dell’Esattore, Markaris tira un sospiro di sollievo solo a metà: «I figli dei greci non conosceranno giorni migliori, ma almeno potranno lottare per giorni non peggiori». Markaris è saggio, dall’alto dei suoi 78 anni a cavallo del Bosforo, sui confini d’Europa. Eppure no, bisogna dargli torto: si lotta sempre per giorni migliori. La giovinezza è un rischio da correre.

TAG: azzardo, crisi, europa, grecia, innovazione
CAT: Politiche comunitarie

giovedì 22 gennaio 2015

Tra poco da Atene comizio finale Alexis tsipras

http://left.gr/news/simera-stin-omonoia-i-kentriki-proeklogiki-omilia-toy-al-tsipra-vinteo

...a poche ore dal voto Peppe Provenzano racconta che cosa si respira,politicamente ... ad Atene.Le elezioni in Grecia viste dall'Acropoli. Paure, speranze e aneddoti dalle strade di Atene.

 

da http://www.huffingtonpost.it/giuseppe-provenzano/grecia-elezioni-acropoli-atene_b_6515964.html?utm_hp_ref=italy

Domenica si vota in Grecia. E chi pensa da più di un po' che la Grecia sia la priorità politica, anche per l'Italia, sa pure che l'ultimo dei problemi è andare "alla ricerca dello Tspiras italiano". "Vogliono andare a scuola dai greci", hanno ironizzato molti. Be', andare a scuola fa bene dappertutto - la scuola di Atene, poi... Bisognava andare, organizzarsi una brigata, una di quelle delle belle sere, gli amici con cui condivi i pensieri che cambiano e che durano, e le risate - una brigata kalispera, più che kalimera.
La Grecia non smette di fabbricare miti. E come sempre la loro bellezza è nelle varianti, nell'infinita possibilità di smontarli e rimontarli, fonderli ai pezzi di verità e di vita, alle voci e alle facce delle persone che incontri, e i luoghi, le distanze, le prossimità. Così, il mito delle elezioni greche. E quando il proprietario dell'appartamento dove dormiremo ci viene a raccattare a tarda notte all'aeroporto, e si comincia a parlare di politica, ecco la variante inaspettata. Parla con grande consapevolezza di economia, di un'altra Europa, dell'euro e dell'impossibilità ora di tornare alla dracma, delle colpe dei governanti e dell'ottusità della Troika, degli interessi "predatori" del Nord e dei paesi del Sud alla deriva... Insomma, vota Tsipras? Macché, "quei ragazzi di Alba Dorata... Sì, qualcuno di loro che esagera, ma il Governo è peggio. Li ha messi in galera senza motivo, dopo che aveva provato a trafficarci in Parlamento. Syriza ha un bel programma, ma qui ci sono troppi immigrati. Io non sono razzista, solo che prima i greci. E poi sono sempre stato di destra, ho sempre votato Nea Dimokratia, ora voto quei ragazzi là".
Dall'ampio terrazzo al mattino si vedono i tetti bianchi e le antenne paraboliche di Atene, persino un costone dell'Acropoli. È in un bel palazzo liberty, si direbbe abitato dall'alta borghesia. Quando scendi al piano terra, è una sezione del Kke. Il vecchio partito comunista greco è dato tra i possibili alleati di Syriza in un probabile governo di coalizione. Ci accolgono cinque signori. È un museo, ci offrono da bere intorno a un tavolo, farebbero volentieri una riunione con noi. E in che lingua si parla? Tedesco, ci propone una di loro. Ma come? Sì, tedesco. E ci dicono che Tsipras è "un'opportunista"... Loro non vi si alleeranno mai. Voi siete duri e puri? Sì, dicono, in italiano, "duri e puri". Si ride, si saluta. "Al lavoro e alla lotta". Volevamo buttarci in mezzo alla politica greca, e siamo partiti dagli estremi - uno sopra l'altro, nella stessa palazzina liberty. È la democrazia, caro mio. L'hanno inventata loro, e ci giocano un po' come gli pare.
L'Acropoli è inondata di luce, una bella coppia di nordici si arrampica tra i mendicanti e lo stupore. Sotto, se è la prima volta che guardi Atene da lì, è il bianco di cento Siracuse, sembra che tutte le città meridionali siano venute a convegno, con tutte le loro bellezze e le loro bruttezze; e tutti i porti giù al Pireo, e il sole rapace anche a gennaio, e il mare senza onde... Non si può che cominciare a scendere. Nel traffico, nei mercati, e da una parte all'altra con la famosa metropolitana - è bellissima, e pulitissima: due giorni prima delle elezioni passate il governo aveva "informato" centinaia di persone, che comunque non smettono di lustrarla per bene.
Il sistema dell'informazione - molto manipolato, lamentano i più - sta polarizzando il voto tra Syriza e Nea Dimokratia. E si vede. Per esempio, tutti i tassisti ci dicono che sono per Tsipras, tutti i ristoratori per Samaras e la piccola larga intesa - del fu grande Pasok non si parla molto né si vuole parlare, e loro non si fanno vedere in giro: magari è una strategia, chissà. Lo smembramento del partito si è concluso con la recente scissione di Giorgio Papandreou, l'erede dei fondatori, che con il suo nuovo partito Kinima, fondato a sole tre settimane dal voto si propone l'obiettivo, forse tardivo, di rappresentare il "vero Pasok" dopo la deriva di Venizelos, il suo carnefice. Papandreou è diventato il capro espiatorio della crisi, un nome quasi impronunciabile. I greci sembrano rimproverargli non solo di aver portato il Fmi, ma persino di essersi fatto fregare dai suoi, peggiori di lui, nel passaggio drammatico del referendum sul memorandum. Nessuno sa se supererà la soglia del 3% per entrare in Parlamento e potrà giocarsi una nuova partita politica. Se rimarrà sotto, sarà il compimento della sua parabola politica e umana, che se non è degna di una tragedia antica lo è sicuramente di una storia onesta da riscrivere e raccontare.
Buona parte del suo elettorato (aveva avuto quasi il 44% nel 2009, che pure è un'era fa) è passato in massa a Syriza, che ne ha saputo attirare anche pezzi di élite. Lo stesso Yanis Varoufakis, il guru economico di Tsipras, era stato consigliere di Papandreou. Sue sono le proposte sulla ristrutturazione del debito, suo è il compito di parlare ai mercati e all'Europa e di far da ponte con gli Usa. A lui si guarda da fuori, e lui guarda fuori. Conosce la politica italiana - come tutti qui, in verità. Segue persino le vicende interne del Pd. Mi dà del "gufo" e se la ride. "Dopo mi racconti un po'", ora deve salire sul palco e prendere la parola. In un venerdì pomeriggio ha riempito l'auditorium della musica, il Megaro Moussikis, per un'iniziativa che ha creato qualche malumore pure tra i suoi: quel posto è un carrozzone tenuto in piedi con soldi pubblici e frequentato dalle peggiori parrocchie dell'oligarchia. Però c'è il palco e c'è la folla: gli economisti, si sa, triste segno dei tempi, sono le nuove rock star. Lui, della rock star, non ha solo la giacca di pelle, ma anche il gusto della provocazione. Ce lo spiega dopo un venditore di souvenir. Alfonso prende un Socrate di gesso e non si trattiene: "chi sono i filosofi, oggi? Gli economisti?". L'uomo si schermisce, racconta allora che Varoufakis, l'altra sera, ad un dibattito televisivo, avrebbe detto che, se vince Syriza, sarà "blood and sand". Sangue e arena - ma davvero aveva in mente quel film degli anni Venti con Rodolfo Valentino? "Tsipras avrà la maggioranza - dice - i greci amano credere ai sogni, ma dove li prenderà i soldi?". Lui, s'intende, voterà per i partiti di governo. "La situazione è difficile, e non può cambiare all'improvviso. Altrimenti, sarà blood and sand, capisci? Per la Grecia è qualcosa di terribile... Abbiamo fatto tanti sacrifici, la situazione può migliorare solo poco a poco, passo dopo passo".
Solo che il poco ora non basta a troppi e, passo dopo passo, si affollano le file alle farmacie "sociali" organizzate da Syriza, alle mense dei poveri di vari partiti e parrocchie. Di fronte al bellissimo Museo archeologico nazionale c'è un supermercato, entro per vedere i banchi dei prodotti scaduti, di cui avevo sentito parlare. Dietro le casse è un grande cesta, dove chi può permetterselo, o magari anche no, lascia un po' della sua spesa in una busta "sospesa" - un caffè sospeso, dicono a Napoli, e qui è pane, olio, frutta, persino un po' di carne e di verdura. La Grecia è il nostro Sud, lo abbiamo detto molte volte. Si somigliano come due meravigliosi crateri crepati negli stessi punti. E c'è quell'elemento umano, che nessun memorandum potrà cancellare, che risalta nello smantellamento dello Stato. Lo Stato, che era certo un apparato burocratico deformato dalle clientele di troppe stagioni, ma erano anche i servizi che non ci sono più, la sanità al collasso, la sicurezza. Si sono diradati i cani randagi per le strade, ora piene di agenti privati che diffondono una sensazione intima di insicurezza. Ma poi, blood and sand, che voleva dire? Non è già successo, qui? Qui c'è una gran voglia di tornare alla normalità. Il centro svuotato dalla crisi si riempie di locali molto chic. Sono gli unici esercizi commerciali che fanno soldi, di questi tempi. Come in una qualsiasi città del Sud. In uno di questi si bevono ottimi drink, uno si chiama blood and sand, un intruglio allo Cherry niente affatto male. Ecco, lo vedi? Non c'è da preoccuparsi. Vogliono tornare alla normalità, le ragazze e i ragazzi che incontri, quelli che non sono emigrati altrove, e sono ancora tanti. Molti votano Syriza, e sono universitari, professionisti, piccoli imprenditori. Non vogliono il socialismo, vogliono un cambiamento, che sia ragionevole, normale. Perché non è normale quello che gli è stato fatto, la disoccupazione al 50% (lo stesso livello della Campania), la povertà che insidia uno su tre. Non è normale che i più fortunati, quelli che hanno ancora un lavoro, tra affitto e spese, devono campare con cento, duecento euro al mese. C'è molto disincanto. Sanno che nel programma di Salonicco (dell'autunno scorso) ci sono promesse all'ingrosso, che non saranno mantenute. E si mettono a ridere se gli dici che le elezioni greche possono cambiare l'Europa. Si sono sentiti abbandonati, in questi anni. E gli fa rabbia.
Sì, c'è un derby, come si direbbe in Italia (dove ormai senza metafore calcistiche è impossibile parlare di politica), tra la "paura" rappresentata da Samaras e la "rabbia" rappresentata da Tsipras. La paura di essere buttati fuori dall'Europa, delle reazioni dei mercati. La rabbia, invece, è mitigata da uno scetticismo di fondo che spinge a ragionare: "Abbiamo provato con tutti, è stato un disastro. Ora proviamo con lui. Non cambierà tutto, ma almeno un po'. E comunque, si vedrà". La speranza, quella che accende il tifo straniero, in Grecia deve ancora venire. E questo è il compito più difficile per Tsipras, e lui lo sa. Sa che la reazione alla disillusione, se alle sue parole esose non seguiranno dei fatti, può essere esiziale. Sangue e arena, ma per davvero. Alba Dorata, azzoppata dai processi, è ancora un pericolo, al di là delle percentuali di queste elezioni. Ma il pericolo maggiore è la diserzione, l'ammutinamento. C'è una stanchezza profonda trai greci. L'aria elettorale nasconde un po', e riaccendo l'orgoglio di un popolo che è riuscito a tenersi stretta la democrazia, dopo una lunga "sospensione".
Al quartier generale di Kinima (il movimento di Papandreou), spiegano perché il programma di Salonicco sia irrealizzabile. E magari hanno pure ragione. Ma hanno capito che continuare così è ancora meno possibile. Se superassero il 3% e Tspiras non avesse la maggioranza assoluta, potrebbero essere un alleato persino comodo: l'alibi di fronte ai greci per compromessi che abbassino le pretese sul programma elettorale. Ma, per le strade, Tsipras non è il suo programma, è un'occasione politica. Non una scelta ideologica, ma una scelta nazionale, per riaffermare anche una dignità di fronte all'Europa, e sperare che questa la smetta di scaricare su di loro una crisi che riguarda tutti. Se gli dici però che c'è una grande aspettativa, in Italia e altrove, per la loro scelta, quasi non ci credono. "Siamo un paese così piccolo... siete voi che dovete cambiare, spetta a voi aiutare noi e mettere in discussione le cose che davvero non si possono sopportare". Ed è così che voteranno questo giovane leader che è soprattutto un volto nuovo, che è sceso in piazza al loro fianco, e non ha cercato di cambiarli ma si è fatto cambiare più di un po'. Basta leggere il bel libro-intervista di Teodoro Andreadis Synghellakis, Alexis Tsipras. La mia Sinistra, uscito in questi giorni per Bordeaux edizioni. Ora è a pieno titolo un leader di governo. E i greci lo voteranno senza i facili entusiasmi, senza i velleitarismi, senza l'allegra baldanza con cui li si guarda da fuori, che certo è sempre meglio del cinismo miope di chi non ha speso una parola per loro. Altro che "mamma li greci"! C'è una grande saggezza politica, nella maggior parte delle persone che incontri. E bisogna dirselo, a leggere certi giornali italiani: c'è solo una razza peggiore di quelli che vogliono spiegare agli italiani di fare come i greci, quelli che vogliono spiegare ai greci cosa fare, come votare.
A farmi da un po' da guida politica è stato Angelo, un italiano che vive in Grecia da trent'anni, ha un blog pieno di notizie, Lettera da Atene. Ha sposato Cleri, un'esule dalla dittatura che poi è stata tra i fondatori del Pasok, e ha molte storie da raccontare. Nelle settimane del memorandum, erano piazza Syntagma contro il loro governo. Ora sono dirigenti di un partito piccolo, nato dalla scissione di un gruppo che fa capo a Louka Katseli, l'ex ministro dell'economia di Papandreou, cacciata dal partito per le sue posizioni sui memorandum, e amata dai greci per la legge sull'impignorabilità della prima casa (che la Troika ha cercato più volte di smantellare). Mi racconta il dramma sociale - a un certo punto risponde al telefono: è una giovane siriana sua affittuaria, le abbassa il canone da 80 euro per un monolocale in una delle vie del centro, "dammi quello che riesci". E mi racconta con grande sapienza la bellezza di queste elezioni. Perdo il conto di tutti i partiti, lui mi spiega che "in Grecia ognuno ha il suo" - del resto, ci si può presentare alle elezioni senza troppe difficoltà anche poche giorni prima del voto e con poco si accede al finanziamento pubblico: l'hanno inventata loro, la democrazia, e così sia.
Il loro partito ha un nome meraviglioso Koinoniki Symfonia, che significa "patto sociale". Ma non si presentano alle elezioni, hanno un patto di desistenza con Syriza. Ci portano al pranzo elettorale che suggella l'accordo. C'è tutto il gotha di Syriza, il segretario, la bella presidente dell'Attica (regione che da sola vale mezza Grecia), a un certo punto arriva Varoufakis, che qui chiamano "il texano" (insegna anche all'Università di Austin, Texas) e non sembra più una star. Qui c'è aria di governo, facce serie nelle prime file. Sfilano le correnti di questa coalizione, lo "zoccolo duro" della Syriza di qualche anno fa, gli stessi che hanno negato alla Katseli un gruppo di candidati forti nelle liste. Alla tavolata "della presidenza" parlano fitto. "Ognuno di quelli là dice la sua, e spesso il contrario dell'altro, e così anche in televisione". È un bel problema di Tsipras, e speriamo che non lo diventi per tutta la Grecia. Ci sono diverse centinaia di persone, un buffet che neanche per le elezioni regionali a Napoli o a Palermo. Louka Katseli è molto brava, e con Tsipras avrà sicuramente un ruolo di primo piano nel governo economico del paese. Era l'economista e pasionaria del Pasok, già assistente di Andrea Papandreou, l'amato padre di Giorgio a cui più di qualcuno ora accosta Alexis Tsipras. Ha pure rappresentato il Fmi da qualche parte, forse in Moldavia: si è sempre la Troika di qualcuno... Ringrazia tutti con un rito della torta che si usa a inizio d'anno, e pure noi. Ci dice che si aspetta molto dall'Italia, da Renzi. Se lo aspetta al punto da dare importanza a qualche dichiarazione d'amicizia dell'ultima direzione del Pd. Chissà che effetto gli avrà quando dall'Italia, anche ai massimi livelli politici, si continuava a ripetere, come un esorcismo, come una bestemmia, che "noi non siamo la Grecia". O quando ancora ieri, si parlava di Atene solo per scongiurare il rischio di "contagio", come se fossero loro i veri malati d'Europa.
Si saprà solo nelle prossime ore se, per sciagurato paradosso, la Grecia sarà esclusa dall'atteso Quantitative easing. Per noi, è ora di tornare. Un uomo elegante sui quaranta ci saluta in italiano: "Noi ci proviamo, e voglia Dio che questi qua sappiano fare qualcosa di buono. Ma è un gioco più grande di noi, non tutto dipende da qui. Io con la crisi ho perso molto, quasi tutto. Non sono ottimista. È difficile, come finirà?". Che dire? Siamo già via quando apro un vecchio libro sul supplizio di un italiano a Corfù... E parendo imminente nuova e più profonda ruina, ad un Greco esclamante "Che resta?", risposi con fede "resta la Grecia".



martedì 20 gennaio 2015

Ci sono voluti piu' di tre anni ,complici anche molti giornalisti!.... prima che i politici italiani e poi quelli europei si accorgessero che la Grecia si stava dissanguando socialmente!...




http://letteradaatene.blogspot.gr/search?q=cavia

La Grecia non è sola

Si può fare qualcosa per le Grecia? Ce ne importa, e se sì, perché? Atene sembra sola e senza poter sperare nell’aiuto degli altri: deve solo trangugiare l’ultima dose dell’unica medicina possibile e necessaria. Una cura che, in dosi e somministrazioni diverse, è stata fornita anche ad altri paesi europei tra cui in parte anche il nostro. Ecco perché ci deve interessare quello che succede lì, oltre alle più ovvie ragioni di solidarietà umana. Ed ecco perché è necessario ancora una volta riflettere sulla “cura” che si sta somministrando all’Europa e sulle alternative possibili.

A poche ore dal voto...Il Governo di Samaras in pieno panico ... Spot elettorali del terrore martellano il cervello dei greci!Desperate Greek conservative party pulls all the stops on scaremongering with new ads ahead of elections

venerdì 16 gennaio 2015

SYRIZA candidate claims that the Bank of Greece can rely on the Emergency Liquidity Assistance mechanism

Rachel Makri repeats ELA argument for printing 100 billion euros

 Κυκλοφόρησε το Ραχηλιάρικο -Αυτό είναι το χαρτονομίσμα της Ραχήλ Μακρή [εικόνα]
The SYRIZA candidate Rachel Makri has responded to fierce criticism she received over a recent proposal she made, according to which the Bank of Greece is in the position to print up to 100 billion euros to address the liquidity crisis.
Mrs. Makri’s comments prompted fierce criticism and ridicule from New Democracy and other parties, while some SYRIZA officers have also expressed their skepticism.
In her newest statement Mrs. Makri argues that “regional central banks such as the Bank of Greece have the right to print (issue) money under the ‘Emergency Liquidity Assistance’ (ELA) mechanism” and added that this ability is in place to provide an “institutional treatment” for tackling liquidity crises.
The candidate also lashed out against her critics, stressing that the “unethical attack on SYRIZA members” strengthens the joint efforts and “reveals the dangerous irrelevance of the systemic media”.
SYRIZA’s financial advisor Yannis Milios commented on his Twitter account that “when you make a mistake, to accept it and be quiet requires prudence, modesty and bravery, you become more likeable that way”. Mr. Milios had also urged prudence when Mrs. Makri first made her ELA proposal.

Διακόσιοι ιταλοί Αριστεροί έρχονται στην Αθήνα για τις εκλογές


Αλληλεγγύη και υποστήριξη στον ΣΥΡΙΖΑ

Συνέντευξη Τύπου σε αίθουσα της ιταλικής Βουλής έδωσαν σήμερα το πρωί ιταλοί πολιτικοί της Αριστεράς, της Κεντροαριστεράς και διανοούμενοι για να παρουσιάσουν την έκκληση υποστήριξης στον ΣΥΡΙΖΑ υπό το τίτλο «Αν αλλάξει η Ελλάδα αλλάζει η Ευρώπη».

Μετάβαση οργανώθηκε εξάλλου στην Αθήνα περισσότερων από 200 εκπροσώπων της ιταλικής Αριστεράς, αλλά -όπως τονίστηκε- και απλών πολιτών, με την «Ταξιαρχία Καλημέρα», με σκοπό να παρακολουθήσουν την εκλογική διαδικασία και να εκφράσουν την εγγύτητά τους στο σημερινό κόμμα της αξιωματικής αντιπολίτευσης.

Στη συνέντευξη Τύπου πήραν τον λόγο, μεταξύ των άλλων, το ιστορικό στέλεχος της ιταλικής Αριστεράς, συγγραφέας και δημοσιογράφος, Λουτσιάνα Καστελίνα, ο επικεφαλής του κόμματος Αριστερά και Ελευθερία Νίκι Βέντολα, οι Στέφανο Φασίνα και Πίπο Τσιβάτι (στελέχη της αριστερής πτέρυγας του Δημοκρατικού Κόμματος του πρωθυπουργού Μ. Ρέντσι) και ο Πάολο Φερέρο, γραμματέας του κόμματος της Κομμουνιστικής Επανίδρυσης.
http://www.newsbeast.gr/politiki/arthro/778623/diakosioi-italoi-aristeroi-erhodai-stin-athina-gia-tis-ekloges/

ROMA CHIAMA ATENE-Camera dei deputati-VENDOLA CIVATI INGROIA FASSINA A CONF GRECIA CAMBIA L EUROPA IMMAGINI 16-01-15


 ‘Cambia la Grecia, cambia l’Europa’. 
La campagna ha preso il via da un appello promosso da 170 esponenti del mondo della cultura, dell’economia, della politica, dello spettacolo, di organizzazioni sociali e a cui hanno aderito centinaia di cittadini. Finalità dell’appello è quella di sostenere la libera scelta del popolo greco contro le pressioni dei mercati finanziari e la disinformazione di molte testate giornalistiche sul programma di Syryza, probabile vincitore delle elezioni che si terranno il 25 gennaio in Grecia. La conferenza stampa si tiene in concomitanza delle due giornate internazionali di solidarietà con questa forza politica.
Nel corso della conferenza stampa sono stati illustrati i contenuti e le iniziative della campagna, tra cui ‘Brigata Kalimera G25’ che porterà moltissimi italiani ad Atene nei giorni delle elezioni.

Agenzia VISTA) - ROMA, 16 Gennaio - Conferenza stampa di presentazione
della campagna di solidarieta' con Syryza e per la libera scelta del
popolo greco "Cambia la Grecia cambia l'Europa"
a cura di Alexander Jakhnagiev
VISTA Agenzia Televisiva Parlamentare

Nonostante il catastrofismo mediatico i greci questa volta non la bevono...

...sul totale dei votanti

 2 milioni sono sopra i 71 anni


pianoB-tw

mercoledì 14 gennaio 2015

Mea culpa in diretta di Papandreou che riscende in campo ed apre a Syriza...a condizioni!Παπανδρέου: Το 2011 ανατράπηκα - Με έριξε ο Βενιζέλος.

Accuse anche a Venizelos e Samaras complici della destituzione del suo governo.

 Για πρώτη φορά ο Γιώργος Παπανδρέου μίλησε για το παρασκήνιο της ανατροπής του από την πρωθυπουργία το 2011
- «Το 2009 έβαλα το κεφάλι μου στον ντορβά για τη χώρα. Φορτωθήκαμε μια καυτή πατάτα και τη διαχειριστήκαμε χωρίς κανείς να μας βοηθήσει»
- «Γυρνούσα ως επαίτης για να ζητήσω στήριξη σε διάφορες χώρες, ποτέ δεν είπα την λέξη διεφθαρμένη χώρα», είπε
 ...


lunedì 12 gennaio 2015

Andrea Nicastro dal fronte greco:Stefano Fassina e Pippo Civati a scuola da Tsipras.

Due dei più coriacei dissidenti del renzismo sono andati ad Atene per saperne di più sulla sinistra-sinistra, passata dal 2-3% a proiezioni che lo danno primo partito con il 30 per cento.

Corriere della Sera, lunedì 12 gennaio 2015


L’autoironia non manca. «Ci fosse anche Gianni Cuperlopotremmo anche fondare un nuovo Pd in esilio». Fine settimana di vacanze-lavoro per Stefano Fassina e Pippo Civati. Due dei più coriacei dissidenti del renzismo sono arrivati alla scuola di Atene per abbeverarsi alla fonte della nuova sinistra-sinistra di Alexis Tsipras. Sono l’avanguardia delle scanzonate Brigate Kalimera della sinistra italiana prenotate sui voli low cost per il weekend elettorale di fine gennaio quando il partito anti liberista e anti austerity Syriza potrebbe conquistare la maggioranza del Parlamento greco. «Per chi come noi crede sia possibile un’alternativa alle politiche rigoriste europee sarebbe una bella spinta». Solo all’idea brilla nuova luce negli occhi. 
Sono come al primo giorno di un nuovo corso che promette di insegnare cose meravigliose. Invece di Platone hanno trovato il giovane Tsipras. Civati è venuto a sue spese con la compagna. Anche Fassina attinge al portafogli personale, ma in compagnia di «uno degli ultimi funzionari di partito viventi, praticamente un dinosauro» (così come si definisce l’interessato). Pure «l’esemplare in via di estinzione» è in ferie. 
Sarà la passione, l’aria dolce di Atene, il profumo di souvlaki o che qui discutere di politica attorno ad una bella cena costa meno di 10 euro a testa, fatto sta che la maggior parte degli incontri assume una venatura nostalgica. Non è mai bello stare in panchina a guardare gli altri vincere, anche quando sono degli amici. La rete di accoglienza è fatta da pochi elementi scelti. Un ex candidato nelle liste di Tsipras inItalia, un’ex giovane comunista esiliata a Roma ai tempi dei colonnelli, simpatizzanti di origini disparate. Compare anche Stathis, fratello del rivoluzionario Panagulis, amore di Oriana Fallaci e ispiratore del suo «Un uomo». Pare un viaggio nel tempo: passato e futuro. 

(di Andrea Nicostro)

articolo completo
http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerArticolo.php?storyId=54b37afd37662

...istantanee dal Caffe'letterario Aition di Atene