venerdì 21 giugno 2013

Grecia, proposta agli amministratori italiani: perchè non invitate quella orchestra?

di Gianni Zagato-SEL

Come la foto del miliziano che cade, come quella del ragazzo che si para davanti al carro armato in piazza Tienanmen, l’immagine della giovane violinista greca che esegue piangendo per l’ultima volta insieme all’orchestra e al coro l’inno del proprio paese, è  l’icona che più di tutte raffigura questo nostro tempo insensato. Vale da sola un trattato sulla crisi, un vertice mondiale di capi di stato, un forum economico di Davos. Perché, se la musica è il linguaggio dell’anima, ci dice in un istante fin dove giunge la politica di questa Europa senza politica. L’hanno chiamata “lotta agli sprechi e per il rigore” e in suo nome da Bruxelles e da Berlino hanno tolto ai greci gli asili e le scuole, gli uffici pubblici e gli ospedali, le fabbriche e l’informazione. Non restava che l’anima. L’anima con i suoi diversi linguaggi, e la musica come uno dei più profondi, la musica senza la quale “la vita sarebbe un errore”. Teniamo a mente quel viso che piange, teniamo a mente le parole dell’inno greco: Ti riconosco dal taglio / terribile della spada / ti riconosco dall’espressione violenta / che comprende la terra / Risollevata dalle ossa / sacre dei Greci / e valorosa come prima / ave, o ave, Libertà.

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